Trotzkij e i Romanov - L’ottobre rosso e la tragedia di una dinastia
Orario
domenica 12 novembre ore 11.00
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Indirizzo
Informazioni
card Lenin e lo Zar
20,00 € 4 ingressi
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Descrizione
L’ultimo giorno prima dell’Ottobre, Lenin esce dalla casa dove viveva nascosto per sfuggire all’ordine di arresto lanciato da Kerenskij, si traveste con una parrucca, si taglia baffi e pizzo e con un documento falso riesce a raggiungere lo Smolny, entrando nella vera cattedrale della rivoluzione che sta per dilagare in città. Da qui, nella stanza 17, Lev Trotkij lancia l’insurrezione, scartando i ministeri per conquistare ad uno ad uno tutti i centri nevralgici della città (dal telegrafo alle centrali, ai silos di viveri, ai ponti, ai canali), lasciando per ultimo Palazzo d’Inverno: che cade alle 2,10 di notte, col governo arrestato in blocco, meno il Primo Ministro Kerenskij in fuga verso Pskov per tentare un’ultima impossibile difesa.
L’Ottobre apre l’era bolscevica, e anche il grande Terrore. Che avrà la sua prima fiammata a Ekaterinburg, negli Urali, dove nella notte tra il 16 e il 17 luglio un commando della Ceka, la polizia segreta, giustizia a colpi di revolver e baionetta lo Zar, la Zarina, le tre figlie e lo zarevic Aleksej insieme con il medico di Corte, la dama di compagnia, un cuoco e un valletto. Sono passati 16 mesi dal giorno dell’abdicazione di Nikolaj II, mesi di prigionia prima nella reggia di campagna a Zarskoe Selo poi a Tobolsk, e infine nella “Casa a destinazione speciale” dell’ingegner Ipatev, a Ekaterinburg. E’ dovuto passare quasi un secolo, è dovuto cadere il comunismo perché i resti dei Romanov – sfigurati con l’acido e bruciati - venissero riconosciuti, recuperati, analizzati nel Dna e infine sepolti nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, che aspetta ancora le ceneri dello zarevic e della sorella Marija. La storia del 1917 finisce qui, dove si chiude il cerchio del secolo. Guardando da “Piter” un’altra tomba, quella di Lenin sulla piazza Rossa a Mosca, imbalsamato nella pretesa fallita di unire passato e futuro, dilatando fino all’eternità il 1917 della Russia.