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Fragments

Data: da 12/04/18 a 22/04/18

Orario

Dal 12 al 22 aprile 2018
Dal giovedì al sabato ore 21.00 e domenica ore 18.00

Informazioni

Intero: € 13,00
Ridotto: € 10,00
Modalità di partecipazione: Prenotazione consigliata

Contatti

Prenotazione telefonica: 06 83777148

Descrizione

FRAGMENTS
Monologo di Ivan Festa

Esiste un rapporto tra la nostra idea di realtà e la costruzione fittizia che ne facciamo quotidianamente? Quale vita costruiamo, che parte attiva abbiamo in essa? quale è il nostro ruolo? E soprattutto perché ho la sensazione che l’unico atto che ci viene concesso e che già comprende gli avvenimenti futuri è solo il principio o un continuo inizio? Possibile che la natura stessa dell’universo rifletta perfettamente le vite di ognuno? E il teatro in tutto questo cosa c’entra ?

Queste sono alcune delle tante domande che hanno popolato le mie notti  e come spesso accade, appena sento di avvicinarmi ad una risposta (non è necessario sia corretta) fuggo sottoponendomi una nuovo quesito. Anche mentre scrivo continuo a pormene e spero che questa sintesi possa far luce su questa faccenda.

Arreso alla consapevolezza del non finito “inizio” a percorrere serenamente l’unione di tutti gli “inizi” e di tutti gli incompiuti che alcuni autori hanno composto e poi abbandonato.

Da qui la volontà di volerle rappresentare e “vivere” quelle dinamiche che governano l’impossibile rapporto tra l’autore e la sua stessa opera; come tra l’uomo e la natura che lo accoglie, ed infine, perché no, sentirmi anche io libero di accettare la serie di quesiti che dovranno restare irrisolti.

“Fragments” diventa il filo rosso che annoda quei momenti che danno nascita e si moltiplicano autonomamente per entropia, cioè disordinatamente.

“Fragments” prende in prestito alcuni inizi e molti incompiuti di Samuel Beckett, di Harold Pinter e Martin Crimp,e senza sfociare in nessuna follia, nessun eccesso, diventa monologo, permettendomi di ripetere” e “accettare” la vita senza la necessita di “costruire” continue e nuove false realtà, finta materia”.

Dove non troviamo più luoghi questi possono solo essere evocati,  la ricerca delle certezze si risolve nella coscienza di non avere più certezze: l’uomo ha reinterpretato l’universo;  i numeri sono diventati irrazionali, le forme indefinite, lo spazio e il tempo sono stati cuciti insieme.

Finita la ricerca sulla “materia”, esauriti tutti i compromessi , resta la parola che si eleva sulle macerie dei fallimenti a cui siamo esposti, divenendo universale.  Infinita espressione accolta da un palco senza pareti o spigoli, dove i personaggi non hanno bisogno di nomi e diventano la crepa nel tempo di ogni individuo che tende a archiviare i “frammenti” di macerie smarrite nei cassetti del quotidiano, dove l’unico urlo possibile è soffocato dal vuoto silenzio.  Dove la “materia” non è più plasmabile sarà un non luogo determinare il giorno e la notte. Dove i discorsi non sono più necessari, la stessa storia che ascolterete dovrà essere dimenticata, per concedere il diritto di oblio alla condanna di dover comunicare.

Come per Grotowski che considerava l’opera teatrale per non più questione di arte…  ma qualcos’altro.

“Uno strumento antico e di base che ci aiuta a comprendere l’unico dramma. Quello della nostra esistenza e ci guida, per trovare la strada per la fonte di ciò che siamo.”

Data di ultima verifica: 10/04/18 15:50
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