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Antigone

Data: da 27/02/18 a 29/03/18

Orario

Dal 27 febbraio al 29 marzo

martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo

La prima per la stampa è programmata venerdì 2 marzo ore 21.00

Ospitato in

Indirizzo

Indirizzo: Largo di Torre Argentina, 52
Zona: Rione Pigna (Torre Argentina) (Roma centro)

Informazioni

Biglietto: da € 12,00 a € 40,00
Modalità di partecipazione: Prenotazione consigliata

Contatti

Descrizione

Di Sofocle
traduzione Simone Beta
adattamento e drammaturgia Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi
regia Federico Tiezzi

Ricollegandosi alla visionarietà pittorica del pasoliniano Calderón, Federico Tiezzi, coadiuvato dalle scene di Gregorio Zurla, dai costumi di Giovanna Buzzi, dalle luci di Gianni Pollini, ambienta il dramma in una sorta di ospedale-obitorio, dove due donne, Antigone e Ismene, spinte dal sentimento della pietà, sono venute per trafugare il corpo del fratello, portarlo via e seppellirlo. I letti sono occupati da cadaveri, la guerra tra Tebe e Argo si è appena conclusa ed ecco che i corpi dei cadaveri prendono vita: il coro è infatti composto da questi morti da poco risorti, tornati in vita per obbedire a Creonte, re condottiero metafisico e politico angosciato che, sospeso a mezz’aria sul suo trono, domina sui morti e sui vivi.

Antigone, uno dei massimi capolavori che ci abbia lasciato la grande cultura di Atene, rappresentata per la prima volta durante le Grandi Dionisie di Atene nel 442 a.C., si riallaccia al ciclo tebano di Edipo e dei suoi discendenti. Al cuore della tragedia lo scontro tra Antigone e Creonte: da un lato i valori religiosi e gli affetti del clan familiare, dall’altro le esigenze dell’ordine pubblico. La figura e i temi sono da sempre attuali, infatti innumerevoli le riscritture, le traduzioni, i melodrammi e i fumetti ispirati alla vicenda: la ragazza che si ribella al potere, perché vuole seppellire il fratello in nome delle leggi religiose e del rispetto del ghenos familiare, è l’eroina che assurge a simbolo di chi rivendica i diritti dei più deboli. L’opera è anche la tragedia di Creonte, l’uomo cui il destino ha affidato il compito di governare e di far rispettare le leggi.

Ma se il conflitto principale della tragedia è quello relativo allo scontro sulla sepoltura o meno del corpo di Polinice, e coinvolge principalmente Creonte e Antigone, Tiezzi è molto attento a individuare altri conflitti che arricchiscono e rendono complessa e screziata l’opera. Innanzitutto tra Creonte e Antigone non è solo la questione della tomba di Polinice il motivo del contendere: tra i due scatta un conflitto generazionale, nel quale è la ragazza a sostenere la tesi più arcaica e reazionaria, quella della superiorità delle ragioni religiose su quelle politiche.

Tra i due scoppia inoltre una guerra dei sessi: la determinazione di Antigone mette in crisi in Creonte la sua posizione di maschio, come evidenziato da una sua considerazione al figlio Emone: «Bisogna difendere l’ordine costituito – e non permettere che le donne abbiano la meglio su di noi. Se proprio si deve perdere, meglio essere vinti dalla mano di un maschio, senza che si dica in giro che siamo inferiori alle femmine».

Infine il conflitto tra Creonte e Tiresia, da un lato la ragion di Stato, dall’altro le arcaiche credenze nella magia e nella divinazione del volo degli uccelli che, insieme al maschilismo di Creonte, ci ricorda quanto la cultura greca, arrivata a noi secondo la lettura romantica dei poeti e filosofi tedeschi tra fine ‘700 e inizi ‘800, tutta apollinea e luminosa, razionale e quasi pre-cristiana, affondi invece le sue radici in una visione del mondo che nella morte vedeva la fine di tutto e non una possibile rinascita («la morte, il destino più atroce» dice Creonte).

Riflessioni che permettono alla tragedia di essere così inesorabilmente ‘tragica’.

Data di ultima verifica: 20/02/18 09:51
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