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Visioni del Sud. Giuseppe Palumbo, il fotografo in bicicletta. Salento 1907-1959

Data: da 07/12/17 a 07/02/18

Orario

Dal 7 dicembre 2017 al 7 febbraio 2018
Mar-dom ore 8.00-19.00
Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio

Aperto 24 e 31 dicembre con orario consueto

La biglietteria chiude 30 minuti prima

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Prima domenica di ogni mese: ingresso al museo gratuito per tutti
. Le mostre temporanee potrebbero invece seguire la consueta tariffazione

Inaugurazione: giovedì 7 dicembre alle ore 17.30

Informazioni

Intero: € 8,00
Ridotto: € 4,00

Il biglietto è valido per tre giorni dalla data di emissione e nei giorni di apertura dei musei.
E' acquistabile presso la biglietteria unica del Museo delle Civiltà - Museo preistorico etnografico Luigi Pigorini, Piazza Guglielmo Marconi, 14.

Descrizione

Attraverso un allestimento site specific, ridisegnato sugli spazi del museo, la mostra "mette in scena" il Salento tra il 1907 e il 1959, trasformando la maestosa Sala delle Regioni in una grande piazza allestita a festa con una suggestiva installazione fatta di luminarie, che sarà il cuore della mostra.

Le luminarie, prodotte dalla storica ditta salentina Parisi Luminarie, verranno accese il giorno dell'inaugurazione e faranno da sfondo allo straordinario set di uno dei dj e producer fra i più stimati sul piano internazionale, il salentino Populous.

Reduce dal successo dell'esposizione a Otranto, questa mostra-laboratorio itinerante promossa da Istituto di Culture Mediterranee (ICM), Cinema del reale, OfficinaVisioni, Big Sur, curata da Paolo Pisanelli e Francesco Maggiore arriva nella Capitale grazie all’impegno dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia e del Museo delle Civiltà per far conoscere e valorizzare in modo originale e sperimentale l’archivio fotografico di Giuseppe Palumbo, grande intellettuale e studioso di inizi Novecento, autore di una collezione di oltre 1700 immagini, ecologista ante litteram, esploratore e appassionato del patrimonio preistorico salentino.

La grande sensibilità artistica di Palumbo è riuscita infatti a produrre immagini che raccontano l'estremo Sud dell'Italia dei primi anni del ventesimo secolo, restituendo in modo aderente alla realtà e senza enfasi il popolo a cui appartenevano i costumi etnografici.

Contadini, artigiani, cantastorie, tessitrici, piccoli pastori con le loro greggi: Palumbo ha sempre mantenuto un contatto con gli abitanti del proprio territorio, che ha ispirato suggestivi reportage agresti che restituiscono spazi in cui l’uomo aveva un rapporto di consapevole rispetto sia con l’ambiente naturale, fonte di vita, che con la propria stessa identità. Questa indagine fotografica acuì la sua naturale sensibilità alla conservazione del patrimonio naturale, che lo portò a impegnarsi nella causa della conservazione del patrimonio boschivo plurisecolare che allora attraversava gran parte della penisola salentina.

Un’attenzione non esclusivamente riservata al patrimonio naturale: Palumbo documentava anche i luoghi, le genti, le tradizioni, i monumenti preistorici per denunciarne l'incuria e la distruzione che avveniva per far spazio a nuove strade e costruzioni. Una storia che si ripete e che rende attualissimi i temi e le riflessioni che l'esposizione sollecita.

Data di ultima verifica: 05/12/17 12:52
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